Quante volte capita che gli insegnanti scambino i bambini disattenti per alunni pigri e con poca voglia di impegnarsi? Quante volte i genitori credono che i figli non li ascoltino, siano sbadati e non si sappiano organizzare?
È opportuno essere a conoscenza del fatto che, in molti di questi casi, bisogna parlare di ADHD, acronimo inglese per Attention Deficit Hyperactivity Disorder, ovvero di uno specifico disturbo del neurosviluppo del bambino e dell’adolescente, caratterizzato da un insieme di sintomi riconducibili a un mancato controllo dell’attenzione, dell’impulsività e dell’attività motoria. Tale disturbo insorge in età infantile, ma si manifesta prevalentemente intorno ai 12 anni.
Le difficoltà che si evidenziano possono essere collegate, in sintesi, a una triade di sintomi: disattenzione, iperattività, impulsività.
Da numerosi studi emerge che l’85% dei ragazzi con ADHD presentano spesso, in associazione con questa sindrome, problematiche di difficoltà relazionale, favorita dal prevalere della disattenzione, e problematiche relative all’adattamento sociale, là dove prevalgono impulsività e iperattività. L’impatto sul rendimento scolastico è rilevante: è comune che si possa presentare un impegno altalenante o un rifiuto del materiale e dei compiti che richiedono un intenso e prolungato sforzo cognitivo. Risulta quindi fondamentale identificare precocemente tali manifestazioni, per attuare interventi mirati ed efficaci in tempo utile.
Un lavoro di rete è pertanto necessario per garantire maggiore serenità a coloro che ne soffrono. È consigliabile lavorare su più fronti; in primo luogo, direttamente con i bambini, per quel che riguarda gli aspetti di autoregolazione (“l’abilità di attuare un controllo deliberato e pro-attivo su ciò che pensiamo, proviamo e facciamo” Moffitt et al., 2011). In secondo luogo, favorire l’interazione tra genitori e insegnanti, ovvero quelle persone che rappresentano i punti di riferimento per gli alunni, fornendo loro strategie e strumenti adeguati ai fini della comunicazione e il sostegno.
Sottolineiamo che l’ADHD non comporta solo punti di debolezza, ma anche di forza: spesso i ragazzi che riportano questa sindrome sono molto intelligenti ed energici, determinati, entusiasti e tenaci. Inoltre, nell’approccio allo studio sono in grado di utilizzare strategie efficaci sostenute da una creatività e un ragionamento visuo-percettivo particolarmente vivaci. Potenziamo quindi le risorse che ci distinguono, e non sottovalutiamo le difficoltà che si possono presentare… rivolgersi ad esperti del settore è essenziale!