Anche per quest’anno possiamo dire che l’esame di maturità rimarrà nella storia! L’anno scorso è stato l’anno della riforma, quest’anno è l’anno del coronavirus!
Di questi giorni la bozza del Ministero su come si svolgerà nel dettaglio l’esame: eliminati gli scritti, cambiati i criteri per l’assegnazione dei crediti, ci si prepara al maxi-orale a partire dal 17 giugno. Molto probabilmente si svolgerà in presenza, fatto salvo un nuovo e non auspicabile precipitare della situazione sanitaria e richiederà ai ragazzi la presentazione di un elaborato concernente le materie di indirizzo, assegnato e supervisionato dagli stessi insegnanti. Seguirà poi la discussione su un testo di letteratura e un approfondimento del colloquio a discrezione della commissione, composta quest’anno solo da membri interni. L’esame proseguirà con la presentazione da parte del candidato del percosrso di alternanza scuola-lavoro per concludersi con un accertamento delle competenze acquisite di Cittadinanza e Costituzione.
Ma come si stanno avvicinando i maturandi a questa prova?
Sicuramente questo esame non è solo un fatto di contenuti didattici da imparare, da qui il nome che continua ad essere preferito a quell’etichetta molto più fredda e anonima di Esame di Stato: la Maturità!
La Maturità infatti non è solo un esame: è un percorso, un cammino, un rituale di passaggio, un’occasione di crescita e di trasformazione. E quest’anno lo è ancora di più.
Proprio perché denso di tutti questi significati può essere vissuto dai ragazzi come un’enorme fonte di ansia: ha a che fare con l’autostima, con l’immagine che il ragazzo sta costruendo di sé e, ahimè, con il giudizio degli altri, pesante se arriva proprio mentre sta cercando di autodefinirsi.
“I miei 5 anni di scuola riassunti e racchiusi in un voto?” È inevitabile che questo pensiero si stagli imponente nella mente di un adolescente. Un voto che lo definisce, che lo caratterizza, quando nemmeno lui sa ancora bene definirsi e caratterizzarsi.
Ed ecco perché parlo di cammino, di percorso. L’adolescente che si approccia alla Maturità è ormai un giovane adulto, molto giovane, poco adulto e sa che alla fine di quest’anno di scuola sarà un po’ meno giovane e un pò più adulto. Ma non può essere che questo passaggio avvenga solo sui libri. Vero è che l’anno della maturità cambia l’approccio alla scuola e allo studio. Fino in quarta i ragazzi giocano molto di strategia, in quinta le strategie non funzionano più…Presto ci si rende conto che ciò che si studia deve essere imparato e non solo ricordato per la verifica, si comprende che copiare la versione o gli esercizi di matematica dai compagni o da internet non ha più tanto senso se ci si deve preparare per la seconda prova.
Ecco cos’è la Maturità …. è capire che nella vita non posso più giocare di strategia ma di responsabilità; non posso più affidarmi al caso, ma devo costruirmi un metodo. Le cose non vengono più apprese a pezzetti e poi dimenticate, ma ora vanno studiate in un tutto organico e collegato che improvvisamente e inaspettatamente acquista un senso. Un senso che diventa la palestra del ragionamento, dello spirito critico, della capacità di sviluppare un pensiero autonomo e libero.
La Maturità non significa sapere enciclopedico, ma capacità di sviluppare un ragionamento adulto, maturo per l’appunto.
Poi c’è tutto ciò che non passa dai libri…. I compagni di questo viaggio, coetanei e amici con cui si fa gruppo, ci si confronta, ci si rispecchia e con cui si condividono le paure e le preoccupazioni. Con i coetanei si sdrammatizza perchè invece il resto del mondo, quello degli adulti, non fa altro che gridare a gran voce: “Guarda che quest’anno hai la maturità!”, amplificando le ansie e confermando erroneamente che questo esame altro non rappresenta che le forche caudine verso l’adultità!
È qui che si gioca l’altra partita verso la crescita: se, da un lato un nuovo approccio alla scuola sviluppa capacità cognitive e senso critico, dall’altro il confronto, lo scambio di idee e il rispecchiamento nei compagni, aiutano a costruire e mettere insieme parti di sé e della propria identità, a comprendere il proprio valore, a prendere coscienza dei propri limiti e delle proprie risorse.
E così diventa fondamentale il tempo trascorso con i compagni all’uscita di scuola, le discussioni in classe alla ricerca di rassicurazioni da parte degli insegnanti, le scommesse sulle tracce della prima prova…. Quanti di noi possono testimoniare di pomeriggi passati a studiare con gli amici, magari non sempre produttivi, ma quanto importanti per sciogliere paure e preoccupazioni sull’esame!
E quest’anno invece che succede? Dove sono i compagni e il tempo della scuola?
E quegli assembramenti all’ingresso che ora sono diventati il nostro peggiore incubo? Per i maturandi del coronavirus niente colazione insieme prima di entrare, niente pranzo all you can eat il sabato dopo scuola! Nessun pomeriggio sul divano a ridere e studiare in gruppo.
Questi sono i rituali che ai maturandi del coronavirus mancheranno: niente condivisione, niente adrenalina da smaltire insieme, tutto filtrato da un video! Mancheranno anche quegli sguardi complici durante le lezioni, alleati contro l’insofferenza per qualche professore o per qualche materia fastidiosa.
A loro è stato chiesto molto di più, è stato chiesto di essere maturi prima della Maturità, di assumersi la responsabilità di rinunciare a tutto questo, di rinunciare alla propria libertà. È stato chiesto il rispetto di regole, generalmente concetto poco affine all’adolescenza! E senza possibilità di negoziazione stavolta. E infatti lo hanno fatto con spirito critico e accettazione, comprendendo e seguendo le imposizioni perché consapevoli del loro significato e non solo perché è stato detto di farlo.
È stato chiesto loro di gestirsi lo studio molto più autonomamente che in passato, perché nonostante l’enorme sforzo degli insegnanti, c’erano i problemi di connessione, c’erano carichi enormi di cose da fare da soli perché tralasciate in quelle settimane di limbo prima dell’avvio della didattica a distanza, c’è l’incertezza di una modalità d’esame senza precedenti…. È stato chiesto loro di gestirsi ansie e paure da soli o comunque in un confronto non veicolato attraverso il corpo e la fisicità, dimensione fondamentale per l’adolescente.
Per tutto questo credo che i maturandi nell’anno del coronavirus vadano premiati già da ora e mi auguro che loro stessi capiscano, con il cuore e non con la testa, che il loro valore l’hanno già dimostrato e non sarà di certo un numero sul tabellone a definire gli adulti che diventeranno.
Dott.ssa Federica De Cecco
Psicologa Psicoterapeuta