Il centro Serenamente di Padova ha condotto un’indagine riguardo a come gli adolescenti hanno vissuto il periodo di quarantena e l’impatto che questa ha avuto sulla loro vita quotidiana e scolastica.
È stato somministrato un questionario online a 79 partecipanti, di età compresa fra i 14 e i 20 anni, frequentanti diverse tipologie di scuola secondaria di secondo grado (licei, istituti tecnici ed istituti professionali). Il questionario, composto da 61 item, è suddiviso in 3 sezioni (emergenza sanitaria, didattica a distanza, affetti ed emozioni), attraverso le quali sono state indagate le dimensioni di ansia, motivazione, relazioni famigliari e sociali, relazioni amorose e senso di responsabilità.
Nello specifico, la sezione “emergenza sanitaria” ha avuto l’intento di indagare come i ragazzi abbiano affrontato il periodo di quarantena, sia dal punto di vista del loro senso di responsabilità e di senso civico, che dal punto di vista della motivazione personale e dei livelli di ansia.
La seconda sezione ha analizzato, invece, quanto la nuova modalità di erogazione della didattica abbia influito sulle tre dimensioni di motivazione, responsabilità e ansia a livello scolastico.
Infine, nella terza e ultima sezione “affetti ed emozioni”, lo scopo è stato quello di comprendere le conseguenze e gli effetti che la quarantena ha avuto sulle relazioni famigliari, sociali e amorose dei ragazzi.
Per quanto riguarda i dati emersi, nella prima sezione relativa all’emergenza sanitaria si è evidenziato un buon indice di responsabilità dei ragazzi, che in generale si sono mostrati rispettosi delle norme sanitarie: ad esempio più del 60% dichiara di aver accettato le prescrizioni igieniche e afferma di non aver cercato scuse per poter uscire di casa durante il periodo di lock-down.
Inoltre, dall’analisi dei singoli items emerge un dato interessante: la motivazione dei ragazzi nei confronti delle attività svolte prima del lock-down, non è diminuita in maniera significativa durante il periodo di quarantena, ma al contrario è rimasta costante nel tempo, tanto che i ragazzi affermano che non vedevano l’ora di tornare a praticare le attività che svolgevano prima dell’inizio della quarantena.
Infine, in questa prima parte è stata indagata anche la dimensione del sonno, in quanto dimensione della quotidianità che viene intaccata con più frequenza durante periodi di particolare stress o di cambiamenti per la persona: non sono emersi cambiamenti significativi rispetto al sonno abituale dei ragazzi.
Per quanto riguarda la DAD (Didattica a Distanza), i dati hanno evidenziato una tendenza peculiare: i ragazzi hanno dichiarato che non provavano più lo stesso interesse, rispetto al periodo pre-lockdown, per lo svolgimento dei propri compiti e di aver perso facilmente la concentrazione durante le lezioni; allo stesso tempo però hanno affermato di essersi impegnati nello studio come nel periodo precedente la quarantena e che questa nuova modalità di insegnamento non ha influito sulla difficoltà a portare a termine i compiti e lo studio che veniva loro assegnato.
Inoltre, la didattica a distanza ha ridotto la preoccupazione per le verifiche rispetto alla modalità in presenza, ma la metà del campione ha dichiarato di essere spaventata dal continuare gli studi in via telematica.
Nell’ultima sezione dedicata ad affetti ed emozioni, è stato posto un particolare focus sull’ansia. È emerso che circa la metà del nostro campione ha avuto paura di un cambio di abitudini drastico, ha percepito un senso di oppressione causato dalla quarantena ed è stato più pensieroso e preoccupato del solito: segnali che fanno pensare ad un aumento del livello globale di ansia.
Infine, abbiamo esaminato in modo più approfondito la dimensione della famiglia. È emerso che i rapporti familiari sono stati generalmente positivi o che addirittura sono migliorati: la maggioranza dei ragazzi ha infatti dichiarato che la famiglia li ha aiutati ad affrontare serenamente il periodo e questo concorda anche con una minor frequenza di discussioni fra fratelli riportata dai soggetti. Tuttavia, come prevedibile, la totalità del campione ha sentito il bisogno di relazionarsi con altre persone e la mancanza dei propri amici.
Inoltre, si è indagato se la presenza di familiari in casa abbia in qualche modo influito sulla qualità dei rapporti familiari: i migliori rapporti familiari hanno coinciso con la presenza di genitori a casa nella maggioranza del campione analizzato, salvo rari casi (2 casi solamente fanno eccezione); questo può essere indice del fatto che aver trascorso più tempo insieme in casa può aver dato ai ragazzi l’occasione di migliorare i propri rapporti e la comunicazione con i familiari. Di contro è emerso che i rapporti familiari tendevano a peggiorare quando almeno un genitore era fuori casa per lavoro.
In conclusione, gli esiti di questa indagine sono risultati per alcuni aspetti in linea con le nostre aspettative ma per altri ci hanno dato interessanti spunti di riflessione: l’aumento del livello di ansia, la mancanza degli amici e il bisogno di relazione sono coerenti con quanto ci aspettavamo. È emerso invece un più alto indice di responsabilità rispetto a quanto ci si potesse attendere: se consideriamo da un lato, che l’adolescente tende per sua caratteristica a trasgredire le regole e dall’altro che ha bisogno e desiderio di relazionarsi al gruppo dei pari, ci saremmo attesi una maggior difficoltà a rispettare le regole imposte dalla quarantena. Inoltre, nonostante ci sia stato un aumento dell’ansia, questo non ha influito sulla motivazione verso le altre attività, né causato conseguenze negative sul sonno e sul tono dell’umore.
Per quanto riguarda la DAD i dati hanno evidenziato tendenze più complesse rispetto alle aspettative. Infatti l’ipotesi di partenza si basava sull’idea che la didattica a distanza avrebbe causato una diminuzione della motivazione scolastica e di conseguenza della partecipazione alle lezioni, dello svolgimento dei compiti e una diminuzione del rendimento generale e del coinvolgimento degli studenti. Invece nonostante l’effettivo calo della motivazione, i risultati hanno mostrato che il senso del dovere e di responsabilità sono rimasti intatti consentendo pertanto una buona partecipazione e un corretto svolgimento delle attività.
I ragazzi hanno riscontrato anche dei vantaggi in tale modalità di erogazione della didattica (come appunto nel caso delle verifiche), tuttavia hanno dichiarato che non preferirebbero la continuazione degli studi a distanza. In relazione a ciò potremmo anche ipotizzare che il desiderio di tornare a svolgere attività in presenza possa essere mosso da un’esigenza legata più all’aspetto relazionale che didattico, ma è interessante osservare anche il fatto che sarebbero pronti a rinunciare ai vantaggi della DAD a fronte di una maggior qualità dell’insegnamento.
Considerando questi dati nel loro insieme, ne esce un quadro indubbiamente positivo dei nostri ragazzi che hanno dimostrato da una parte maturità nel rispetto delle regole e nella gestione dei doveri scolastici e dall’altra sicuramente un buon livello di resilienza: nonostante infatti un aumento delle difficoltà percepite e dell’ansia generale, questo non sembra aver avuto un impatto negativo sul loro benessere psicologico, complice anche un importante sostegno percepito dai familiari.
Sicuramente questo periodo ha tolto tanto ai nostri ragazzi, dal punto di vista della quotidianità, ma a giudicare dai dati della nostra ricerca, altrettanto sembra aver donato: il tempo di riflettere, crescere, maturare.
Dott.ssa Federica De Cecco
Psicologa Psicoterapeuta