Uno dei più grandi cambiamenti imposti dall’emergenza sanitaria è stato, come ormai ben noto, la sospensione delle attività didattiche all’interno delle scuole, con la conseguenza di costringere milioni di studenti a casa.
Ai dirigenti scolastici è stato dato il difficile compito di attivare, per ogni istituto di ordine e grado, modalità di didattica a distanza.
E così presidi e insegnanti si sono attivati, mettendo in campo tutte le loro risorse ed energie, per creare su due piedi un sistema nuovo e senza precedenti, con tutte le difficoltà che inevitabilmente questo ha comportato.
È allora tempo di fare un primo bilancio.
Dall’analisi di queste settimane, emergono esperienze differenti, ma è possibile trovare un filo conduttore: la didattica a distanza non sta funzionando allo stesso modo per tutti i gradi scolastici. È doveroso osservare che, nella scuola secondaria di 2^ grado, l’adattamento a percorsi di didattica a distanza risulta più semplice per gli studenti, in quanto maggiormente autonomi. Di conseguenza, anche le richieste degli insegnanti possono avvicinarsi maggiormente a quelle della “normalità”. Al di là delle competenze informatiche, sia dei docenti che degli alunni stessi, le maggiori problematiche emerse tra i ragazzi delle scuole superiori sono legate spesso, non tanto ai contenuti, ma alla gestione delle differenti piattaforme on line utilizzate, all’organizzazione quotidiana del lavoro, nonché al grande dispendio di energia che implica seguire una lezione tramite il filtro di uno schermo.
Ma cosa sta succedendo, invece, all’interno delle famiglie degli studenti più giovani? Dalla nostra esperienza, è emerso che molte famiglie con bambini alla scuola primaria e secondaria di primo grado percepiscono di sentirsi maggiormente in difficoltà.
I bambini, a differenza dei ragazzi, non possono essere totalmente autonomi di fronte ad un tablet o uno smartphone nel seguire le video-lezioni, non sono ancora in grado di gestire da soli materiali virtuali e chat di condivisione. Questo implica inevitabilmente un maggior coinvolgimento dei genitori.
Alcune famiglie ci riferiscono che non sempre sono possibili i collegamenti on line per video-lezioni in diretta o in differita, con conseguente perdita di parte del programma perché non pienamente compreso; in altri casi la didattica a distanza coincide spesso con l’assegnazione settimanale di compiti da svolgere e di pagine da studiare in autonomia; i genitori si ritrovano a doversi improvvisare “insegnanti”, per spiegare ciò che non viene capito e sollecitare lo svolgimento dei compiti. Ancora, dobbiamo registrare, che inevitabilmente è venuto meno un feedback costante su ciò che viene svolto e la possibilità di chiedere chiarimenti diretti all’insegnante.
In tutto ciò gli studenti con maggiori difficoltà, quelli con un disturbo specifico e poco autonomi soffrono maggiormente, talvolta si ritrovano stanchi e frustrati ad ultimare i compiti la sera tardi perché faticano a pianificarsi la giornata da soli e perché sembrano “sparite” le indicazioni dei piani didattici individualizzati e personalizzati.
Come intervenire?
La riflessione sui tempi che stiamo affrontando impone l’adattamento alla didattica a distanza anche ai professionisti esterni alla scuola. Diventa fondamentale essere presenti anche in questo nuovo contesto, far sentire alle famiglie che possono trovare supporto anche tramite nuovi canali. Le difficoltà incontrate con la scuola (e la speranza di poter tornare presto alla normalità) hanno infatti scoraggiato le famiglie dei più piccoli, che trovavano notevole supporto grazie a insegnanti privati, educatori, psicologi dell’apprendimento. Percorsi di ripetizioni, tutoraggi e potenziamenti sono stati interrotti.
Vanno menzionate, inoltre, quelle situazioni in cui lo studente ha un disturbo specifico di apprendimento o necessita di altri bisogni educativi speciali (BES) per i quali il supporto esterno alla scuola era, ed è tuttora, ancora più importante. Questo implica l’intervento di professionisti esterni alla scuola anche in modalità on line. D’altronde, i piccoli sono abituati sin dai primi anni di vita ad utilizzare la tecnologia per comunicare, e potranno mostrare una flessibilità maggiore di quella che ci si può aspettare.
Perché affidarsi ad un professionista esterno anche a distanza?
Perché le attività sono state adattate, pensando agli alunni più piccoli, quindi partono dall’analisi dei loro bisogni, ai quali il professionista adatterà i relativi strumenti tecnologici (e non viceversa). Ancora, gli studenti saranno più sereni e potranno cominciare la scuola a settembre adeguatamente preparati; gli alunni con difficoltà scolastiche o con un disturbo specifico potranno continuare ad avere il supporto specialistico e personalizzato che meritano.
Inoltre, un intervento esterno può avere utili ripercussioni per le dinamiche dell’intera famiglia: i genitori potranno sentirsi aiutati nel ruolo di supporto didattico ai figli e nell’organizzazione del loro lavoro.
Al fine di garantire un lavoro che sia in linea con quanto atteso dalla specifica scuola oltre che dal livello previsto per la classe frequentata, un professionista può essere disponibile anche a prendere contatti direttamente con gli Insegnanti, potendo così individuare obiettivi e modalità di lavoro ad hoc per il singolo studente.
Insomma, se è vero, infatti, che la scuola si avvia sempre più ad un approccio digitale, e che per tutti (ma soprattutto per i più piccoli) il contatto umano e relazionale è insostituibile, è anche importante ricordare alle famiglie che la rete di supporto c’è e può funzionare a anche a distanza.
Dott.ssa Giulia Maviglia
Psicologa dello Sviluppo